CROTONE – «Con questa esposizione abbiamo completato il processo iniziato con le indagini sui furti di reperti archeologici e continuato con il loro recupero e la restituzione al museo di Capo Colonna di Crotone».
Così il tenente Giacomo Geloso, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela del patrimonio culturale di Cosenza, ha descritto il percorso compiuto da 17 reperti archeologici per ritornare nel territorio in cui erano stati trafugati dai tombaroli nel corso dell’inaugurazione della mostra “Nostoi, rientri condivisi”, organizzata dai Parchi archeologici di Crotone e Sibari.
I reperti, che sono andati ad arricchire la già preziosa collezione del museo archeologico di Capo Colonna, sono stati recuperati nel corso delle indagini “Tempio di Hera” e “Achei” coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone.
Tra i pezzi più significativi esposti uno specchio in bronzo con impugnatura a forma di fanciulla panneggiata, databile nella prima metà del V secolo avanti Cristo, ed una grande brocca per oli e balsami (lekythos), decorata a figure nere, prodotta in Attica, la regione di Atene, intorno al 500 avanti Cristo e attribuibile al Pittore di Edimburgo.
Ci sono anche una “hydria” a figure rosse, con raffigurazione di una quadriga guidata dal dio Eros ed alcune eleganti epychiseis (contenitori per oli e balsami profumati) in stile Gnathia. Tutti oggetti che consentono di avere una panoramica delle principali produzioni ceramiche in territorio magnogreco e che dimostrano, nel contempo, il grave danno che provocano le attività degli scavatori clandestini.
Aspetto, quest’ultimo, che è stato sottolineato dal direttore scientifico dell’esposizione, Gregorio Aversa, secondo il quale «la mostra racconta un fenomeno disdicevole, come quello dei tombaroli, che ha afflitto le aree del Crotonese e dello Ionio cosentino e che speriamo non si verifichi più. Il danno che queste attività illegali determinano – ha aggiunto Aversa – è grave perché non solo si sottraggono alla collettività reperti importanti e unici, ma se ne impedisce la conoscenza».
La mostra è stata curata da Filippo Demma, direttore dell’Istituto autonomo dei parchi archeologici di Crotone e Sibari: «L’esposizione – ha detto Demma – è la celebrazione di un rientro di oggetti che appartengono a questa terra. É la rappresentazione della storia di un recupero che merita di essere raccontata come testimonianza culturale della nostra società che dà valore al proprio passato».
All’inaugurazione ha partecipato il prefetto di Crotone, Franca Ferraro, che ha ringraziato i carabinieri per il lavoro svolto. La mostra, ad ingresso libero, resterà aperta fino al 31 ottobre prossimo, esclusi i lunedì, con orario giornaliero 9-19 (ansa).