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Lavoratrice 45enne, madre separata e con due figli a carico, licenziata da Kratos

«Ennesimo e ottavo licenziamento negli ultimi 6 mesi di governo nella gestione alla società che gestisce il depuratore coda di Volpe». Il ruolo rivestito dalla donna è stato soppresso

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COSENZA – Lavoratrice 45enne, madre separata e con due figli a carico, è stata licenziata in tronco da Kratos per la “soppressione” del ruolo rivestito dalla donna in azienda.

Si tratta di Rita Pignataro, che denuncia l’ottavo licenziamento negli ultimi 6 mesi di governo nella gestione alla società che gestisce il depuratore coda di Volpe.

Raccogliamo di seguito, pertanto, la lettera aperta alle istituzioni a firma della lavoratrice licenziata.

«Licenziata, mortificata nella dignità e nel lavoro, ennesimo ed (ottavo) licenziamento negli ultimi 6 mesi di governo nella gestione alla società che gestisce il depuratore coda di Volpe (Az. Kratos) di cui è amministratore delegato il famoso gestore Alfonso Gallo.

Da lavoratrice con oltre 20 anni di servizio, legati al proprio dovere da dipendente di una Azienda privata dedita alla quotidianità del lavoro in un contesto di questioni legati al ciclo integrato delle acque ed alla depurazione in provincia di Cosenza, in un contesto per cui da una parte il consorzio Valle Crati (Presidente Granata) che da oltre dieci anni per motivazioni varie ha provocato ritardi ed inefficienze, ritardando e rendendo non spendibili centinaia di milioni di euro atti al completamento delle infrastrutture la rete fognaria, vanificando la disponibilità nel raddoppio del depuratore consortile in provincia di Cosenza, dall’altro la quotidianità della gestione della Azienda Kratos nella promessa mai mantenuta di un piano industriale atto nel rilanciare il governo produttivo del depuratore Coda di Volpe, una azienda che dall’inizio ha rinunciato ad progetto di innovazione tecnologico ed industriale, un’azienda che ha rinunciato a politiche di formazione disattendendo gli impegni in sede di trattativa con le parti sociali.

Oggi, attraverso la positività disponibilità creata dalla giunta regionale con la istituzione dell’autorità unica per i settori idrico-integrato e dei rifiuti a pagare le conseguenze e le inefficienze della cattiva gestione sono i lavoratori (l’ottavo licenziamento) negli ultimi sei mesi da parte della società che gestisce il depuratore consortile.

Dopo anni di lavoro mi trovo licenziata, senza preavviso e motivazioni di sorta, mai un richiamo scritto e verbale oggi più che mai senza futuro e certezze per la mia famiglia, licenziata in tronco con una comunicazione on line, forse perché iscritta al sindacato (Uil Trasporti), forse perché rivendicavamo con i miei colleghi le certezze di un programma industriale di rilancio del depuratore, forse perché denunciavamo l’immobilismo delle istituzioni preposte.

Adesso il mio stato di cittadina mi rende vulnerabile, mi relega nella impossibilità di realizzare la professionalità acquisita in 22 anni di servizio in questo settore, la mia età 45 anni, madre separata e con due figli a carico mi lascia indifesa in una società complessa e priva di opportunità occupazionali, eppure il settore della depurazione e settore in sviluppo, presente nei piani regionali di investimento, interviene nella disponibilità dei fondi Europei e del PNRR.

Da qui un appello a fermare la prepotenza di un amministratore delegato, la Kratos, che nella consapevolezza e nella ricerca di un confronto maturo e democratico fatto di relazioni sindacali corrette, individui un tavolo di confronto sulle questioni aperte, sul come ricondurre il rilancio di una Grande Azienda presente sul territorio nazionale in un contesto di sviluppo regionale per cui l’autorità idrica integrata il mondo dei rifiuti e della depurazione premiano le politiche di sviluppo, la grande questione ambientale del mare pulito e del rilancio delle infrastrutture idriche a causa della mancanza di acqua in Calabria.

Un appello alle forze sociali, al sindacato alla politica, alle istituzioni per un confronto ed una richiesta di convocazione di un tavolo in prefettura sulle questioni del lavoro e dello sviluppo», conclude Rita Pignataro.

La ditta sostiene d’aver agito con “giustificato motivo oggettivo”.