TREBISACCE (Cs) – Una fiaccolata di solidarietà e ricordo per tutti i migranti vittime dei naufragi si terrà giovedì 23 in paese, organizzata dai volontari della Protezione civile.
Il sindaco Alex Aurelio, in tale contesto, chiede maggiori controlli dell’Unione europea, invoca maggiore solidarietà e si appella alla popolazione: “Partecipate”.
Ma andiamo con ordine.
“Non si può pensare che stragi come quella consumatasi nelle acque delle Jonio crotonese o che, in generale, il flusso migratorio già registrato in questi primi mesi del 2023 con oltre 20 mila arrivi (più del triplo di quelli registrati nello stesso periodo del 2022 e 323 morti e dispersi lungo la rotta del Mediterraneo centrale) possano essere affrontati da territori come i nostri, già carenti da ogni punto di vista, di uomini, risorse e mezzi. Neppure l’Italia da sola può essere in grado, purtroppo, di governare questa emergenza epocale“, spiega il primo cittadino.
Ecco perché – aggiunge – “insieme alla nostra umana ed immancabile solidarietà, è necessario che l’Unione Europea garantisca, come ha più volte ricordato anche il Presidente Roberto Occhiuto, quel necessario ed insostituibile controllo nei e dai paesi d’origine di queste vere e proprie tratte, purtroppo gestite da organizzazioni criminali di fatto indisturbate”.
È quanto dichiara il sindaco Alex Aurelio, cogliendo l’occasione per annunciare con l’assessore alla famiglia Daniela Nigro che l’Amministrazione Comunale aderisce e sostiene l’importante iniziativa di solidarietà promossa dall’associazione Volontari Protezione Civile che ha organizzato per giovedì 23 una fiaccolata in ricordo dei migranti vittime dei naufragi.
Il corteo, al quale saranno presenti sindaco e giunta, partirà alle ore 18,30 da piazza San Francesco sul lungomare.
“L’auspicio – è questo l’appello del Primo Cittadino – è che l’intera comunità di Trebisacce risponda e sia presente e protagonista a questo momento di condivisione per far arrivare anche da questo territorio un messaggio indispensabile di vicinanza a quanti per sfuggire da guerre e disperazione, scappano dalla loro terra affrontando un mare – conclude Aurelio – che si è ormai trasformato nel più grande cimitero della nostra civiltà”.