CATANZARO – La vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Calabria, Amalia Bruni, interviene in merito alla notizia diffusa in queste ore sul fatto che le Regioni in piano di rientro, prevalentemente al Sud, che «non possono garantire la somministrazione gratuita dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab», definito anche vaccino anti-bronchiolite, «in quanto trattasi di prestazione non inclusa nei Livelli essenziali di assistenza».
Una condizione che, secondo Bruni, penalizza fortemente l’accesso alle cure per le categorie fragili, come i bambini.
«I vincoli a cui sono sottoposte le regioni in piano di rientro dal debito sanitario, risalenti a legislazioni di oltre 15 anni fa, andrebbero rivisti e resi più flessibili. Quanto richiamato in questi giorni dal Ministero della Salute circa il fatto che le regioni in piano di rientro, tra cui la Calabria, non possono garantire la somministrazione dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab (classificato in fascia C da AIFA) perché si tratta di prestazione extra LEA, è emblematico delle discriminazioni che tale sistema genera», dichiara Bruni.
«Non dobbiamo perdere di vista una drammatica realtà: la mortalità perinatale in Calabria è il doppio rispetto a quella della Toscana: le normative attuali ci penalizzano gravemente. Ad esempio, non riusciamo a garantire gli screening neonatali per alcune malattie rare che oggi, grazie a terapie efficaci, potrebbero assicurare una vita normale ai bambini. È il caso dell’atrofia muscolare spinale (SMA), una patologia che rientra in questa situazione. Per troppo tempo abbiamo continuato a fare calcoli matematici approcciando alla sanità con metodi da ragionieri: non possiamo dimenticare le storie e le vite umane che ne sono colpite», incalza Bruni.
Se tale vincolo «può avere un senso per prestazioni estetiche, è insopportabile quando riguarda categorie fragili, come nel caso dei bambini. Ritengo sia il caso di assumere un’iniziativa in sede di commissione salute della Conferenza delle Regioni, al fine di superare queste norme discriminatorie», prosegue la consigliera regionale.
Bruni si interroga anche sulla rappresentanza calabrese nella sede decisionale nazionale: «A proposito, vorrei chiedere al presidente Occhiuto chi rappresenta la regione in sede di commissione salute?». Secondo la consigliera democrat, il mancato aggiornamento del piano di rientro è alla base di molte delle criticità attuali: «Questa vicenda dimostra ciò che stiamo proponendo sin dalle scorse elezioni: la prima cosa da fare era ricontrattare e aggiornare il piano di rientro. Invece, si è scelta la strada più facile: essere nominato commissario».
La questione sollevata da Amalia Bruni apre un dibattito su un tema che coinvolge direttamente la salute dei cittadini più fragili e che chiama in causa la necessità di una riforma del piano di rientro, ritenuta ormai obsoleta e inadeguata.
«Quando gli errori della politica ricadono sul destino dei bambini, discriminati per ceto sociale e collocazione geografica, allora ha fallito la società intera. E questo è solo un assaggio di quello che accadrà con l’Autonomia Differenziata», conclude Bruni.
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