CETRARO (Cs) – È originario di Cetraro il comandante della stazione dei carabinieri di Bazzano e Monteveglio (Bologna), luogotenente con carica speciale Francesco Rosario Farina, insignito il 22 settembre nella sala del refettorio della Certosa di San Lorenzo a Padula (Salerno), del prestigioso riconoscimento internazionale “Joe Petrosino” per essersi distinto nella lotta al crimine organizzato.
L’importante premio da ventuno anni viene assegnato ogni anno a magistrati, forze dell’ordine, testimoni di giustizia che, come il poliziotto nativo di Padula, Joe Petrosino, ucciso a New York nel 1909, si sono distinte nel contrasto alla criminalità.
Buon sangue non mente, si potrebbe dire in questo caso, perché il luogotenente Farina, 50 anni, è figlio del brigadiere dei carabinieri Salvatore Farina, in servizio a Cetraro negli anni ’80 quando nella cittadina tirrenica spadroneggiava il clan Muto. Per la sua attività la criminalità organizzata, dopo varie intimidazioni, diede fuoco alla sua autovettura. Un fatto che non gli impedì di testimoniare contro i Muto nel processo di Bari per l’omicidio di Giannino Losardo.
Comandante della stazione dei carabinieri di Bazzano e Monteveglio, il luogotenente Farina, vanta una lunga attività nell’anticrimine contribuendo all’arresto di 600 soggetti tra camorristi e ‘ndranghetisti.
La sua carriera inizia nella città calabrese di Lamezia Terme (CZ) dove per sette anni è nel nucleo operativo radio mobile, dove entra nel mirino della cosca lametina dalla quale era stato soprannominato “il capellone”, per via del codino che aveva, ed ha ancora, oggi. Un capellone che dava così fastidio alle cosche che, per volontà di un boss intercettato, doveva essere sciolto nell’acido.
Con la sua attività investigativa in Calabria, il luogotenente Farina ha contribuito all’arresto di quattro latitanti tra i cento più pericolosi d’Italia. Ha operato anche in Campania dove è stato oggetto di gravissimi atti di violenza e intimidazioni, anche in danno alla sua famiglia. Trasferito per motivi di sicurezza al nord, per otto anni ha comandato la caserma di Valsamoggia, ma ancora oggi è coinvolto nei tanti processi di camorra e ‘ndrangheta in atto in Campania e Calabria.
Con la sua squadra investigativa denominata “Crimorg” è stato in prima linea nelle indagini nell’operazione “Uova di drago” e in altre importanti contro i clan. A Bazzano, si è distinto nella lotta allo spaccio di stupefacenti e nelle operazioni Piccola Parigi e Corda Spezzata.
Una vita dedicata alla giustizia e un impegno totale nella lotta contro il crimine e il malaffare, quella di Francesco Farina che lo ha portato anche a svolgere attività di prevenzione nelle scuole. Infatti, grazie al contributo di ASCOM Bologna, ha contribuito alla realizzazione, presso la Stazione dei Carabinieri di Bazzano, di una sala dedicata all’accoglienza delle scuole per un confronto tra le forze dell’ordine e i giovani, finalizzato a diffondere la cultura della legalità in modo concreto e capillare.
«Io sono di Cetraro, e non ho mai dimenticato la mia città pur essendo andato via trent’anni fa – commenta il luogotenente Francesco Rosario Farina – Il premio internazionale Joe Petrosino, voluto dal presidente Roosevelt, dà una visibilità non solo a me e all’Arma – sottolinea – ma anche ai luoghi in cui sono nato e mi sono formato. Io ero “il figlio dello sbrirro”, quello da evitare, ora c’è voglia di cambiamento ed è per quello che bisogna lottare.
Ai delinquenti trema la voce quando li arrestiamo, ma non allo Stato. I delinquenti sono persone di basso livello e fanno paura perché da vili agiscono alle spalle – sottolinea il luogotenente dell’Arma – La gente ha paura di quello che possono fare, ma tutti insieme non ci possono uccidere. Siamo stati per anni sotto vigilanza io e mia moglie, ma non ci siamo arresi, questo per far capire il sacrificio che c’è dietro le famiglie degli operatori del settore. Senza il sostegno delle nostre famiglie, probabilmente, non riusciremmo a fare quello che facciamo.
Il messaggio che voglio lanciare ai tanti giovani, anche dopo le recenti vicende cetraresi, è che a Cetraro non c’è solo il clan ma ci siamo anche noi e tanta gente onesta che rappresenta una rivalsa contro delinquenza e malaffare».
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