CARIATI (Cs) – «Ieri, nella chiesa di S. Maria delle Grazie, abbiamo salutato Giuseppe Montesanto, per tutti “zio Giuseppe”, decano della marineria di Cariati, scomparso all’età di 85 anni; uno degli ultimi testimoni di un mondo che ha avuto il mare come grande, unico riferimento esistenziale.  E lui stesso era di riferimento, oltre che della sua famiglia, per quanti a Cariati oggi praticano la pesca; era bello ritrovarlo sul lungomare con i giovani pescatori o intento alla lavorazione delle reti, in cui era un vero maestro».

È quanto dichiara Assunta Scopiniti, direttrice del Museo del Mare e dell’Agricoltura e delle
Migrazioni (Mumam) di Cariati, condividendo pubblicamente, da scrittrice e giornalista che lo ha
più volte intervistato per le sue ricerche antropologiche, il suo ricordo dello storico pescatore
Montesanto (della famiglia dei Cutrì), venuto a mancare nei giorni scorsi.

«Per me – continua – che ho narrato e narro questo mondo, è stato una fonte preziosa di storie e
memorie, oltre che entusiasta e collaborativo nelle iniziative che ho realizzato per valorizzare la
cultura del mare. Come si vede dalle foto, è stato tra i protagonisti del primo, grande evento
culturale dedicato alla nostra storia marinara, “celebrata”, è il caso di dirlo, il 5 settembre 2009 con
gli esponenti delle storiche famiglie della pesca di Cariati, nel luogo più simbolico, ovvero ai piedi
della “Madonnina” del lungomare. Ricordo che fu uno dei primi ad aderire, orgoglioso di portare la
sua testimonianza».

E, ancora: «Ricordo anche il suo entusiasmo per l’opera del Museo del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni, al quale ha contribuito con suoi attrezzi di lavoro e in particolare con quella lanterna degli anni Settanta, fabbricata in Germania, “che mi aveva conservato” e che per lui era particolarmente preziosa, perché aveva illuminato tante sue notti di pesca».

L’estate scorsa «è venuto in visita al Museo, con la figlia e la moglie Assunta; emozionato, davvero, di ritrovare la sua storia e ritrovarsi in molte foto, soprattutto nella grande immagine in cui appare intento alla lavorazione delle reti, di fronte al suo mare amato».

Un’immagine «molto ammirata dai visitatori, che ci aiuterà a custodire la sua memoria e quella di un’intera e irripetibile generazione di padri, che lavorando la terra, o sul mare, o percorrendo le vie dell’emigrazione, hanno dato testimonianza di dignità, operosità, resistenza alle avversità, oltre che di autentici valori umani. A loro, come oggi a zio Giuseppe, diciamo, con il cuore, grazie. Fai buon viaggio».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it