Il professore Alfonso Lorelli

AMANTEA (CS) – Il professore e già consigliere comunale di Amantea, Alfonso Lorelli, punta i riflettori su una vicenda che sembra essere stata messa nel dimenticatoio: la demolizione e ricostruzione della scuola media di via Salvo D’Acquisto, la cui presenza oggi è certificata esclusivamente da un cumulo di detriti abbandonati e mai smaltiti dalle istituzioni locali. 

«Sulla stampa regionale – fa rilevare Lorelli – sono stati pubblicati alcuni dati che riguardano i 2.163 edifici scolastici calabresi dai quali risulta che soltanto 540 di essi hanno l’agibilità, cioè posseggono i requisiti previste dalle leggi in vigore per poter essere frequentati, ma solo il 20% ha il certificato di prevenzione antincendio; il collaudo statico è del 48,6% di essi mentre il 70% è dotato di un piano di evacuazione urgente in caso di pericolo. Gli impianti solari termici sono sistemati soltanto sul 2% degli edifici mentre soltanto il 12%  di essi possiede la certificazione antisismica. Non molto diversa è la situazione in altre Regioni».

Ebbene, leggendo quei dati «ho ripensato al disastro che hanno causato alla comunità amanteana coloro che cinque anni fa hanno deciso la demolizione della scuola media di via Salvo d’Acquisto. Un edificio che possedeva tutti i requisiti di legge tranne quello dell’antisismicità, come è per l’88% degli edifici scolastici calabresi per i quali nessuno ha avuto la pazza idea della loro demolizione, come è accaduto invece ad Amantea. Costruito nel 1972-74, quando l’attuale legislazione antisismica non c’era, l’edifico aveva la certificazione di collaudo statico, la prevenzione antiincendio, gli impianti di riscaldamento, gli impianti termici solari, la palestra coperta, un cortile di duemila metri quadri, un auditorium, aule speciali, una biblioteca, un’area-mensa, ampi corridoi».

Insomma, era un edificio scolastico «moderno e funzionale nel quale, per molti anni nei suoi due piani hanno trovato sistemazione due scuole, con ingressi separati e con molti servizi comuni. Un edificio, quello di via Salvo d’Acquisto, che non ha mai evidenziato criticità di rilievo se non quelle della ordinaria manutenzione di ogni edificio scolastico. Costruita in cemento armato, tutta la sua struttura portante all’atto della demolizione ha evidenziato la sua solidità per la grande quantità di ferro impiegato e la qualità del materiale usato. Soltanto pochi mesi prima della demolizione erano stati effettuati alcuni lavori di manutenzione per la caduta di alcuni calcinacci e per la sostituzione di alcune porte e finestre che, come si sa, sono oggetti preferiti dai bulletti di classe. Tutti i suoi elementi costruttivi portanti sono ancora visibili ed analizzabili perché i detriti della demolizione non sono stati ancora smaltiti».

Chissà per quali «recondite ragioni e finalità è stata decisa la demolizione di quell’edificio resta un mistero dal momento che esso, a parere di molti tecnici, poteva essere reso antisismico con la somma di 300-500 mila euro, mentre per il suo abbattimento e ricostruzione sono stati stanziati, pare, 3.500.000 euro che ad oggi non esisterebbero più. Dopo sei anni restano soltanto le montagne di detriti accumulati all’aria aperta che causano danni alla salute di coloro che abitano in prossimità; della ricostruzione dell’edificio abbattuto nessuna notizia mentre gli alunni della scuola media sono costretti a girare da un edificio ad un altro, ospitati in strutture che non sempre hanno i requisiti necessari».

Tutta la comunità amanteana, «molti tecnici dell’edilizia, gli operatori scolastici che vi hanno lavorato per decine di anni, dinanzi alla decisione di demolire quella scuola sono rimasti increduli e si sono chiesti, e si chiedono, se dietro quella decisione sciagurata non vi fossero ragioni occulte ed interessi poco chiari che soltanto una inchiesta seria ed oggettiva, magari una inchiesta della Magistratura, potrebbero disvelare o, comunque, ove tutto fosse legittimo cosa molto difficile, rendesse edotta la città sul perché soltanto ad Amantea si sia proceduto alla demolizione di una scuola costruita appena cinquanta anni prima che, come migliaia di altre scuole calabresi ed italiane mai demolite, era priva soltanto della certificazione antisismica».

Oggi, ha ribadito Lorelli «della costruzione del nuovo edificio sul posto di quello abbattuto non se ne parla più, centinaia di tonnellate di detriti giacciono sul sito in attesa di essere smaltiti, gli alunni della scuola media girano raminghi da un edifico ad un altro privati di molti supporti didattici e con molti disagi per le famiglie costrette ad accompagnarli in una struttura, seppur nuova, che dista un paio di chilometri dal centro abitato, come del resto avviene già per le scuole superiori di secondo grado che a causa di un’altra sciagurata decisione si trovano ubicate  nella contrada S. Procopio distante tre chilometri dall’abitato cittadino».

Oggi, come allora «meraviglia il silenzio dei genitori, come le mancate comunicazioni sulla vicenda da parte dell’amministrazione comunale. Quando venti anni fa mi opposi alla decisione di costruire il Polo scolastico a tre chilometri dal centro abitato, raccolsi anche centinaia di firme su di una petizione finalizzata ma poi la popolazione si rifiutò di intervenire duramente contro l’ Amministrazione Provinciale appaltante e contro quella Comunale decidente sul sito. Purtroppo la storia si ripete;  sui problemi scolastici la popolazione amanteana resta silente e mugugnante».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it