Il tribunale di Paola

LONGOBARDI (Cs) – La Corte di Appello di Catanzaro ha confermato la sentenza di condanna emessa in primo grado dal giudice per le indagini preliminari di Paola nei confronti di Renato Pinnola di Longobardi.

In particolare, per l’imputato – che colpì prima con violenti colpi di punteruolo al capo, e poi tentò di soffocare il fratello, sfuggito all’aggressione solo grazie all’intervento di un ristoratore del luogo –  era stata emessa una sentenza di condanna a 6 anni di carcere per tentato omicidio.

L’aggressore era difeso dall’avvocato Rosetta Mancuso, mentre la parte offesa dal penalista Antonio Costabile.

Il fatto si era verificato il 6 aprile a Longobardi.

La vittima, docente al Nord, rappresentava ai carabinieri che alle ore 00:00 circa del 06.04.2023 era arrivato a casa, aveva parcheggiato l’auto all’interno della corte per scaricare le valigie e mentre si apprestava a chiudere il cancello, notava il fratello uscire dalla propria abitazione, dirigersi verso di lui e senza proferire parola iniziava a sferrargli dei colpi al capo con un punteruolo del tipo artigianale di colore nero.

In un primo momento, la vittima riusciva a reagire schivando i colpi ma poi cadeva a terra senza forze mentre il fratello Renato, col tono soddisfatto, proferiva le parole: “Hai visto, sei caduto e non puoi scappare”.

A quel punto la vittima riusciva ad alzarsi, apriva il cancello e si dava alla fuga in cerca di aiuto perché aveva la sensazione che il fratello lo avrebbe completamente finito.

In effetti mentre correva dirigendosi verso il ponte di legno dell’Atlantis Park veniva raggiunto nuovamente dall’aggressore il quale, dopo averlo fatto cadere di nuovo, riprendeva ad infierire colpi col medesimo oggetto sulla testa salvo poi cercare di infilare una busta di plastica che aveva con sé sul capo già sanguinante, nel tentativo di soffocarlo.

L’omicidio non si consumava – è questa la tesi investigativa – solo perché sul posto sopraggiungeva un ristoratore che cercava di far ragionare l’aggressore.

Trasportato presso l’Ospedale di Paola, prima, e di Cosenza, poi, alla vittima veniva diagnosticato un “trauma cranico, in condizioni stazionarie, non complicate, in attesa di una tac encefalo di controllo”: prognosi riservata.

Sul posto i carabinieri rinvenivano la vittima riversa per terra, coperta di sangue, dolorante ma cosciente e vigile, con una evidente ferita lacerocontusa alla parte superiore del capo.

Lo stesso, sia nell’immediatezza che in sede di successiva querela presentata il 06.04.2023, riferiva in modo ancora più dettagliato che quella notte era rientrato da Bologna, ove lavora come insegnante ed era diretto all’appartamento di famiglia, posto al piano terra in cui al primo piano vive il fratello Renato per definire il pagamento delle spese funerarie della madre, nonché per chiarire e definire la questione ereditaria della proprietà consistente proprio dell’unità abitativa anzidetta.

Lo stesso, inoltre, riferiva che il rapporto con il fratello non era mai stato idilliaco e che comunque si era inasprito ulteriormente dopo la morte della madre, principalmente per questioni attinenti alla suddivisione dell’eredità in quanto Renato voleva acquisire quasi tutto il recinto/corte antistante lo stabile.

Il tentato omicidio è maturato proprio in tale contesto.

In primo grado (giudice Roberta Carotenuto) aveva accolto totalmente la tesi della parte offesa e dell’Ufficio di Procura.

Renato Pinnola, infatti, è stato condannato a 6 anni di reclusione, grazie anche alla applicazione della diminuente del rito. E’ stato altresì condannato al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare, nonché inderdetto in perpetuo dai pubblici uffici ed in stato d’interdizione legale per la durata della pena.

E’ stata poi dichiara l’indegnità dell’imputato a succedere al fratello.

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