CETRARO (CS) – «Mi rivolgo a voi con un peso nel cuore e una consapevolezza dolorosa: il nostro amato paese è stato inghiottito da una spirale di malvagità e barbarie che per troppo tempo ha serpeggiato nel silenzio e nell’oscurità. Siamo vittime di una politica che ha calpestato ogni valore e ogni ideale, travolgendo tutto ciò che avremmo potuto costruire con onore e trasparenza», queste e parole di Ermanno Cennamo che ha deciso di gettare la spugna lasciando vacante il poto di sindaco di Cetraro.
«Non vi è più spazio per il compromesso, e sono costretto a far sentire la mia voce, senza più filtri o mezzi termini. Le ambizioni personali di pochi, nutritesi per decenni come un parassita su questo paese, ci hanno condotto nel baratro. Ambizioni coperte da sorrisi, da strette di mano ipocrite, da promesse che non avevano alcun fondamento se non il mantenimento del potere a ogni costo. Non posso più accettare in silenzio la logica della menzogna che, come veleno, si è insinuata nelle istituzioni, trasformandole in gusci vuoti, pronte a essere utilizzate come strumenti di vendetta e di sopraffazione».
E lo sfogo dell’ormai ex sindaco va anche oltre: «Chi mi accusa di essere rimasto aggrappato alla sedia per mera sopravvivenza economica dimostra tutta la sua meschinità. Queste affermazioni sono figlie di una cattiveria calcolata, di una volontà di distruggere ciò che di buono è stato fatto, solo per poter primeggiare sulle macerie. È una politica questa, che si nutre di bugie e di odio, che vede la calunnia come mezzo legittimo per annientare gli avversari, senza riguardo per la verità e per il bene comune».
In questi anni, «io avrei potuto scegliere di svelare immediatamente la realtà di quanto trovato, soprattutto sul piano economico: conti in rosso, una gestione che ha condannato la nostra comunità a pagare un prezzo altissimo. Ma non l’ho fatto. Ho scelto la strada della responsabilità e della mediazione, sperando che fosse possibile collaborare per risollevare il paese. Ho teso la mano a chiunque, anche a coloro che erano pronti a pugnalarmi alle spalle alla prima occasione. E la mia mano tesa è stata ripagata con tradimenti, con disprezzo e con accuse infamanti».
Non è il personalismo «che mi ha guidato, bensì il desiderio di vedere questa città risorgere. Non ho mai cercato il potere per me stesso, né ho usato i partiti come trampolini di lancio, come hanno fatto altri.
Quegli stessi altri che, senza scrupoli, hanno piegato ideologie e ideali per assecondare le proprie ambizioni, danneggiando la città e i suoi cittadini».
Eppure, nonostante tutte le difficoltà «e la sistematica opposizione di chi avrebbe dovuto sostenere il cambiamento, abbiamo fatto molto per la nostra comunità. Abbiamo aperto cantieri per la difesa del territorio, recuperato finanziamenti che sembravano perduti, messo in sicurezza i versanti per garantire l’incolumità dei nostri concittadini. Abbiamo migliorato le strutture sportive, le scuole, posato la fibra ottica, svuotato il Porto per permettere il rilancio delle attività economiche, avviato il progetto del nuovo campo sportivo, e, soprattutto, lottato per la riapertura del punto nascita del nostro ospedale. Ricordate le catene? Ricordate le umiliazioni pubbliche che abbiamo subito?».
E, poi: «Noi abbiamo scelto la strada del confronto, abbiamo combattuto per la nostra gente, mentre venivamo derisi da chi ha preferito cavalcare l’onda del fallimento. Sì, i cittadini sanno chi ha lavorato e chi ha tramato nell’ombra, chi ha servito la comunità e chi invece ha servito soltanto se stesso. Sanno che ogni cantiere aperto, ogni passo avanti è stato il frutto di una battaglia contro chi, dai posti di comando, ci ha ostacolato in ogni modo. Non posso più tollerare il trasformismo di chi cambia bandiera con la facilità con cui cambia un vestito, di chi ha sfruttato le istituzioni per arrampicarsi e oggi ha l’arroganza di ergersi a salvatore della patria».
E, «non posso più accettare l’imbarazzo e l’ingratitudine di chi ha dimenticato, o finge di dimenticare, i sacrifici e l’impegno che abbiamo messo in campo per far risorgere questa cittàLa stessa ingratitudine che permette a chi veniva definito “zero” di atteggiarsi oggi a paladino della giustizia. Questo paese ha bisogno di sicurezza, di trasparenza. Ha bisogno di una rivoluzione delle coscienze, di uomini e donne che siano disposti a sacrificare il proprio interesse per il bene collettivo. Ha bisogno di liberarsi dalle catene dell’odio e dell’egoismo, dalle manovre oscure di chi ha tradito la fiducia dei cittadini per il proprio tornaconto».
Per tutto questo, «io faccio un passo indietro. Non permetterò a nessuno di costruire racconti falsi sulla mia storia politica e personale, né su quella delle persone che mi hanno accompagnato in questo difficile cammino. Sono stato accusato, deriso, attaccato. Ho subito il peso di una barbarie umana che sembra non avere limiti, una ferocia che ha reso impossibile il dialogo e il confronto. Ma, nonostante tutto, rimango fedele ai miei principi e al mio amore per questo paese».
In definitiva «mi dimetto, non per debolezza, ma per amore verso la mia comunità. Mi dimetto per dire chiaramente che io non appartengo alle logiche della strumentalizzazione e dell’odio, e che non intendo avvalermi di trucchi o compromessi per restare al potere. Avrei potuto farlo, avrei potuto restare ancorato a un solo voto, come è accaduto nella storia di questo consiglio comunale per ben due volte. Ma non lo farò, perché credo nella dignità della politica, nella dignità del servizio pubblico».
Infine: «Saluto la città, con il cuore colmo di gratitudine per chi ha creduto in me e mi ha sostenuto. Tornerò a parlare , con il dito puntato contro chi ha tradito il nostro paese, contro chi ha tramato nell’ombra per distruggere il futuro di questa comunità. Sarò sempre qui, al vostro fianco, perché il mio impegno non finisce con la carica che lascio.Basta con la cattiveria. Basta con la barbarie umana. È tempo che questo paese si rialzi e cammini sulla strada dell’onore, della trasparenza, della verità».
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