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Un libro sul femminicidio dell’infermiera cosentina Anna Morrone

Una storia terribile raccontata da Barbara Modaffari in collaborazione col figlio della vittima. Il delitto nel 1999 sconvolse Cosenza. Il marito violento aveva già tentato di ucciderla.

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COSENZA – Un libro sul delitto di Anna Morrone, infermiera cosentina di 38 anni: un femminicidio consumato nel 1999 che sconvolse l’intera Calabria e che fece registrare la irreperibilità dell’assassino, il marito Franco, per alcune settimane, prima del ritrovamento del suo cadavere.

Una storia terribile, oggi raccontata in un libro (“Ma io non ritorno, un’altra Anna”) scritto dalla infermiera Barbara Modaffari, appassionata di scrittura e teatro, con la collaborazione di Francesco, figlio della vittima.

Era l’alba del 2 luglio del 1999, l’ultima per Anna Morrone: infermiera, madre, donna, uccisa dal marito Franco, a Cosenza, all’età di 38 anni.

Un femminicidio consumato 25 anni fa che sconvolse e terrorizzò l’intero hinterland cosentino: l’omicida, a distanza di giorni da quell’efferato crimine, era in fuga e armato, “alla ricerca di parenti e amici di Anna”, era il timore di tanti.

Ma io non ritorno, un’altra Anna”: è il titolo del volume, con prefazione della giornalista Rosalba Baldino e contributi del Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino”, dell’avvocata penalista Marina Pasqua e dell’avvocato Alessandra Adamo.

Un libro pubblicato dalla casa editrice Falco Editore e che, molto presto, sarà stampato e presentato in varie realtà calabresi al fine di sensibilizzare soprattutto i giovani contro l’odioso fenomeno del femminicidio.

Anna Morrone avrebbe potuto salvarsi, se non avesse creduto alle parole del marito, se solo si fosse convinta che quell’uomo non sarebbe mai cambiato. Già nel 1983, infatti, il marito era finito in carcere perché al termine di un litigio con lei aveva sparato contro la porta della sua abitazione, ferendo sia la donna, alla testa, e sia il padre di quest’ultima, all’addome.

Franco Vigna, tuttavia, durante la sua detenzione aveva cercato di ricucire il suo rapporto con la moglie, inviandole tante lettere nelle quali aveva chiesto perdono a lei e a tutta la famiglia. Ed Anna credette al suo pentimento, firmando così la sua condanna a morte.

La storia di Anna Morrone è la storia di tante altre donne che vivono nel terrore e che devono trovare la forza e il coraggio di denunciare. Sempre.