VERBICARO (CS) – Si sono tenuti ieri i funerali di Ughiciedd”, era questo il nome con il quale i residenti di Verbicaro si rivolgevano al meccanico Ugo Lofrano, 74 anni, ucciso dal nipote.
Da quanto emerso nelle ultime ore, zio e nipote si trovavano sul luogo di lavoro, l’officina di via Marconi. Un’attività che più volte e a più persone, la povera vittima aveva confidato di voler lasciare in eredità al nipote Biagio, considerando che lui non si era sposato e aveva riposto tutte le sue speranze proprio sul 41enne.
«Lavoro, da quando avevo l’età di 10 anni, in qualità di meccanico, presso l’officina di mio zio, Ugo Lofrano», ha confermato il 41enne. Quel giorno «dopo aver finito il lavoro su una macchina ero molto stanco e volevo andare via, considerata anche l’ora tarda. Mio zio mi diceva che dovevamo riparare altre autovetture. Dopo l’ennesima sgridata non ci ho visto più e, in quella circostanza, ho preso un palo che era in officina e l’ho colpito 2, 3 volte, non ricordo con esattezza quanti colpi ho inferto, all’altezza del capo. Mio zio mi trattava come un cane».
E, ancora: «Quando ho colpito mio zio, lui non ha provato a difendersi. All’interno dell’officina eravamo soli. Alcuni clienti avevano già ritirato le macchine che abbiamo riparato prima dell’omicidio. La situazione è degenerata. Dopo aver colpito mio zio, ho lanciato il tubo in una zona dell’officina, in mezzo ad altri attrezzi di lavoro».
Nel corso dell’interrogatorio, in sede di convalida Biagio Lofrano, si è avvalso della facoltà di non rispondere.